Lettera a Cittadini in Comune
Scritto il 21 Giugno 2012
Pubblicato su Comunicati Lista Cittadini
Quando nel 2005 condussi, assieme a Loris, l’esperienza di progettazione partecipata a Villanova mi trovai coinvolto, in modo del tutto imprevisto, in un percorso di attivismo politico incentrato sul risveglio civle dei cittadini falconaresi, sulla partecipazione alla cosa pubblica, sulla pratica della democrazia diretta.
Le esperienze fatte in questi sette anni di volontariato politico sono state molteplici, impegnative e appassionanti. Hanno stimolato continue riflessioni, evoluzioni anche dovute ad un progressivo addentrarsi nella complessità del “mondo” della politica. Un mondo che appariva, e appare, sempre più lontano dalla gente, inadeguato se non addirittura corrotto e malato.
Ciò ha permesso, a me come spero ad altri, una maturazione; un progressivo chiarimento sul significato di cittadinanza, sulle possibilità e i limiti di un percorso di liberazione del cittadino da quella “cattiva politica” che mi appare sempre più causata non solo da “cattivi politici” ma da problemi strutturali che il sistema della democrazia rappresentativa evidenzia nei confronti di una società civile profondamente mutata ed in continua mutazione.
In questa impegnativa navigazione ho sempre mantenuto la prua diritta nella rotta stabilita alla partenza, la rotta della partecipazione democratica per l’intera comunità civile. Una rotta aperta sull’orizzonte, che implica la totale assenza di recinti, di “appartenenze”, di discriminazioni di sorta tra persone ed una chiara predisposizione al confronto ed alla discussione con “l’altro”, per creare nuove sintesi, per unire le persone che condivdono lo stesso territorio. In nome di questa apertura, come prospettiva di crescita e maturazione di un movimento civico finalmente capace di includere l’intera società civile falconarese, mi sono recentemente impegnato ad aprire discussioni con gli “altri”, con quei cittadini lontani dal movimento o comunque espressione di percorsi diversi. Ho verificato, nella ricerca di ciò che unisce e non di ciò che divide, come al di là delle culture e delle storie personali i cittadini tutti, se liberi da sovratrutture (appartenenze a partiti, a gruppi, a religioni, etc…), possono fare sintesi sui progetti operativi che abbiano al centro il bene comune, su ciò che è utile concretamente alla comunità locale.
Ho più volte mandato messaggi alle figure più attive nel gruppo CiC, che nel frattempo perseguiva un percorso di aggregazione basato sull’affinità e sulla “vicinanza” di pensiero, per segnalare la straordinaria possibilità di formare un movimento ampio che fosse davvero espressione di tutta la comunità falconarese. La sola risposta avuta è stata: “vedremo“. Ho fomentato incontri perchè anche gli attivisti di CiC, quelli che ritenevo essere miei compagni di viaggio, potessero verificare la “vicinanza” anche di persone apparentemente lontane, ma i loro occhi hanno cercato e colto soltanto le differenze. ll loro pensiero ha eletto queste differenze a barriere invalicabili.
Soltanto allora ho guardato, dall’esterno, a CiC accorgendomi di che cosa è oggi CiC. Ho visto una cittadella chiusa, più o meno pronta a competere con le altre roccaforti della politica per via dell’avvicinarsi della tornata elettorale. Ho visto un piccolo partito che ha, a mio giudizio, la sfrontatezza o l’ingenuità di non riconoscersi tale. Ho visto la volontà di dividere e limitare la portata del movimento civico facendo, più o meno consapevolmente, il gioco dei grandi partiti; di quei partiti che antponendo i loro interessi sovralocali a Falconara hanno determinato e gestito il martirio di questa nostra città e si propongono di perseguirlo ancora e ancora ….
Non so cosa stia accadendo dentro Cic, o come diavolo si chiami questo suo “nuovo corso“. Che si tratti della riproposizione dell’esperienza della “rete” di una ventina d’anni fa o , più prosaicamente, dell’abile manovra di qualche vecchia compagine politica finalizzata a disinnescare il pericolo di una grande civica unita in vista delle elezioni, per me cambia davvero poco. Perchè resta l’idea, per me intollerabile, della “delimitazione” di un gruppo di persone nel contesto della comunità locale, rispetto al quale alcuni si ergono a “rappresentanti” nella vecchia logica di competizione (e spartizione) per squadre.
Per questo motivo, di fronte alle mura della cittadella CiC, con profondo dolore riconosco che CiC non è più quel movimento aperto e solidale che ho contribuito a creare, di cui sono stato chiamato ad essere candidato sindaco, e di cui oggi c’è più che mai bisogno.
Scrivo questo sul sito di Cic per doveroso rispetto verso chi con me ha creduto, e ancora crede, in un ideale. Verso chi mi ha dato fiducia, per spiegare loro i motivi di un penoso commiato; perchè nessuno possa parlare, malevolmente, di tradimento.
Il “nuovo corso” di CiC non mi interessa più. Per questo motivo non fornirò più a CiC il mio anonimo e disinteressato contributo di idee e competenze. Invito in questo senso gli attivisti di CiC a precisare, per correttezza, la paternità delle iniziative e delle idee passate e presenti, riconoscendo a CiC ciò che è figlio CiC e a Brunelli ciò che figlio di Brunelli.
Resto disponibile a discutere con tutti voi come cittadini e, per quanto mi riguarda comunque “amici”. Le uniche identità - cittadini e amici - che riconosco ed in nome delle quali, se chiamato, darò il mio contributo in qualsiasi sede sia convocata una discussione, in una piazza, come nella sede di un partito, in un’associazione o in un’aula universitaria. Come ho sempre fatto.
Un abbraccio a tutti voi e un sincero augurio di buona fortuna.
Carlo Brunelli
Commenti
2 Commenti a “Lettera a Cittadini in Comune”
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due parole.
E’ giusto secondo te in questo momento tutti i cittadini contro tutti i politici?oppure alcuni cittadini con alcuni politici contro altri cittadini con altri politici?
tutti contro tutti?
La tua analisi è sbagliata dove afferma di voler unire a partire da ciò che avvicina,l’unico modo di unire è avvicinarsi laddove ci sono le differenze.
Invece concordo sui problemi strutturali della democrazia rappresentativa di oggi.Sul fatto che un movimento civico può proporsi di aprire ma tende a chiudersi.All’interno di partiti gruppi o religioni ci sono persone capaci è un limite dire il contrario.
Altre due parole.
Un iscritto ad un partito o di un movimento politico a prescindere dalla propria opinione personale deve assumersi la responsabilità delle azioni che il proprio gruppo compie.
Un cittadino semplice deve assumersi la responsabilità sulla propria storia personale e su chi ha appoggiato nel corso del tempo nonostante questo tutti hanno la possibilità di migliorare il proprio percorso a patto che non si limiti alla sola chiacchera ma lo supporti con fatti concreti.
volemose bè :D!
Caro Diego… probabilmente non ho colto tutto il significato delle parole che hai detto. O per meglio dire non colgo le analogie o le differenze tra il tuo e il mio pensiero. Forse è un problema di esposizione e/o di deduzione.
Ma ribadisco che il problema sta proprio qui: esiste una possibilità che persone umane possano condividere idee, discutere, formarsi opinioni senza per questo appartenere ad un gruppo che si pone in antagonismo con altri gruppi? Esiste lo spazio di una solidarietà civile che tenga aperte le porte a tutti, davvero a tutti, pur se provengono da percorsi diversi, perchè “sono” diversi nelle idee, come nella razza o nella religione? Se si, come io credo, che senso ha formare un gruppo civico che “si disingue” a priori da altri gruppi civici? Che rifiuta “a priori” il dialogo con il cittadino che ha un pensiero diverso ma vive onestamente la dimensione politica locale? Sai, quando partecipai alla fondazione di Cittadini in Comune vedevo il sogno di una comunità civile capace di organizzarsi autonomamente e di gestirsi nella vera democrazia. Una comunità di persone responsabili. Ora mi guardo intorno e vedo ancora, come prima, greggi di pecore e pastori che le guidano con i loro richiami…