Questione API: o si spostano gli obiettivi (e gli accordi) energetici ed occupazionali sugli orizzonti del PEAR o non c’è futuro!

Scritto il 11 Giugno 2012 
Pubblicato su Comunicati Lista Cittadini, Energia e Ambiente

soleL’Accordo tra Regione Marche e Gruppo API siglato a Luglio 2011 è fallito perché la Regione Marche ha accettato la scommessa che il Gruppo API sapeva già essere perdente: mantenere la raffinazione del petrolio a Falconara anche contro le convenienze di mercato!

Intendiamoci, la Regione non è la vittima inconsapevole di questa situazione.

Se i Consiglieri Regionali, la Giunta e Presidente Spacca non avessero chiuso in un cassetto quanto, nel 2007, hanno chiesto di relazionare al Gruppo degli Esperti pagati 238.000 € dai marchigiani, avrebbero avuto a disposizione anche il quadro del Prof. Giovanni Marsili che tenendo ben presente la riduzione dei consumi dei prodotti petroliferi già in atto e gli scenari produttivi nazionali ed internazionali indicò le basi per un patto integrato:

Le vittime della immorale scommessa della Regione rischiano di essere i lavoratori ed il territorio poiché, è bene rammentarlo a chi fa finta di non conoscere come il Sindaco Brandoni ed il PD di Falconara, l’Accordo tutelerà solo i 380 lavoratori diretti dell’API, infischiandosene dei lavoratori dell’indotto!

I motivi del fallimento dell’Accordo sono evidenti nella rinuncia di API a praticare l’innovazione indicata dal Prof. Marsili e nell’appiattimento della Regione Marche ai voleri aziendali.

La stessa società mista dell’Accordo 2011 non si pone l’obiettivo del PEAR della cogenerazione distribuita su scala regionale, ma della gestione dei profitti del rigassificatore, progetto avulso dal PEAR!

Lo stesso dicasi per la bonifica dei suoli inquinati che nell’Accordo passano in secondo piano mentre dovrebbe essere centrale per necessità e quantità decennale di lavoro garantito!

Sembra che tutti abbiano paura di parlarne ma tutti sanno del rischio di ritrovarci a Falconara con una nuova Montedison all’ennesima potenza!

Il fallimento dell’Accordo è determinato anche dalla subordinazione di ciò che l’API può ed è capace di fare subito sullo sviluppo delle fonti rinnovabili (Obiettivo 6) alla realizzazione del rigassificatore il quale, a sua volta, contribuirà con pochi lavoratori all’occupazione e succhierà denaro ai contribuenti a causa della clausola tutta italiana che garantisce il 71% dei ricavi al gestore anche se l’impianto rimarrà inattivo.

Allora secondo CiC, la battaglia dei lavoratori può e deve individuare un terreno comune già indicato più volte e pubblicamente dalla società civile: costringere il Gruppo API e la Regione Marche a spostare gli obiettivi (e gli accordi) energetici ed occupazionali sugli orizzonti del Piano Energetico Ambientale Regionale.

Se, come dicono giustamente i Rappresentanti sindacali, i 12 mesi di sacrificio chiesti ad una parte dei lavoratori dovranno fruttare prospettive industriali concrete, allora è giunto il momento di chiedere con forza al Gruppo API di rivolgere su questo territorio e sul territorio regionale le potenzialità e le capacità dimostrate da API Nòva Energia in altre regioni italiane.

Perché lo sviluppo dell’eolico offshore (Obiettivo 6 dell’Accordo) deve essere indefinitamente procrastinato quando possono essere sfruttate le concessioni di cui l’API già gode in mare?

Perché i 12 mesi di sacrificio per i lavoratori non sono utilizzati per una loro riqualificazione funzionale alla progettazione, costruzione e assemblaggio dell’eolico offshore, nel territorio di Falconara?

Su questi  obiettivi CiC ci sarà, a fianco del Sindacato e dei lavoratori!

 Staff Lista Civile Cittadini in Comune

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