SCHEMA DI SVILUPPO STRATEGICO ALTERNATIVO AREA API: tutti fingono di dimenticarsene … Cittadini in Comune NO!
Scritto il 24 Novembre 2010
Pubblicato su Comunicati Lista Cittadini
Nessuno può far finta che non esista!
Per prima, la Regione Marche.
E’ lo “Schema di sviluppo strategico alternativo area API” elaborato dal Gruppo di esperti nominato con Delibera 21 Dicembre 2004 dalla Giunta Regionale delle Marche a seguito della risoluzione del Consiglio Regionale del 15 Dicembre 2004.
La Giunta Regionale, con Delibera 579 del 4/6/2007, prese atto degli esiti del Rapporto finale di quello Schema. Schema di sviluppo strategico alternativo area API
L’istruttoria generale dello Schema sottolineò che il Protocollo di Intesa tra Regione Marche e API raffineria era sostanzialmente fallito nel tentativo “di istaurare una relazione integrata tra l’azienda il territorio e le politiche regionali in campo energetico“!
L’API veniva individuata come la responsabile del fallimento poiché “si è limitata solamente ad apportare all’impianto di raffinazione quei miglioramenti routinari imposti dal quadro normativo in materia di sicurezza in continua evoluzione o richiesti da una maggiore efficienza dei processi produttivi in una logica tutta industriale“.
Il Gruppo di Esperti continuava dicendo che “non si è lontani dalla verità quando si afferma che l’unico dato di fatto in progressivo presumibile peggioramento sia il permanere del danno ambientale“.
Di fronte a questa individuazione delle responsabilità, oggi non è pensabile lasciare il futuro dell’occupazione, del territorio e dei cittadini in mano agli attuali progetti della Società API (altre 2 centrali termolettriche e un rigassificatore), né è pensabile che la Regione Marche si arroghi il diritto di trattare da sola e con l’API il futuro di questo pezzo della regione.
Sul futuro e per la eventuale riscrittura di un accordo con la Società API, la Regione Marche deve chiamare al tavolo la Provincia, i Comuni minacciati sanitariamente ed economicamente dalle attività della Società API; deve chiamare a quel tavolo le categorie economiche del turismo e della pesca che rischiano quotidianamente di essere cancellate dai rischi delle attività dell’API!
E tutti - Sindacato e lavoratori API in testa - devono ripartire da quello Schema elaborato da esperti del calibro di Tiziano Treu, Edo Ronchi, Giovanni Marsili, Fabio Polonara, Patrizio Bianchi e Stefano Pareglio che individuava:
- riduzione progressiva della raffinazione petrolifera;
- forte accelerazione delle azioni di bonifica dei suoli;
- riduzione dei rischi idrogeologici che interferiscono con il sito API;
- interramento dei serbatoi di stoccaggio consolidando il ruolo di movimentazione/stoccaggio dei carburanti;
- realizzazione definitiva dell’assetto operativo definito “isola elettrica” già previsto nel documento di rinnovo della Concessione ma mai implementato;
- attuale centrale termoelettrica IGCC tendenzialmente riconvertita a metano;
- centrale innovativa ad idrogeno;
- produrre biodiesel di seconda generazione;
- società mista da costruire per l’attuazione degli interventi di cogenerazione distribuita nonché per l’attuazione del PEAR.
Rispetto allo sviluppo strategico alternativo del sito API il Gruppo di Esperti relazionò che esso passava “necessariamente per la riqualificazione del territorio e la riqualificazione del territorio può iniziare da un piano idoneo a coinvolgere (…) le forze economiche e sociali con l’obbiettivo di ridurre l’attuale impatto delle attività che vi si esercitano sino alla progressiva loro conversione il polo energetico di fonti rinnovabili con funzioni produttive, distributive, di ricerca applicata e di servizi tecnici al territorio e di paternariato industriale“.
Altro che nuove centrali e rigassificatore!
Loris Calcina (capogruppo Lista Civile Cittadini in Comune - Falconara M.ma)
Commenti
3 Commenti a “SCHEMA DI SVILUPPO STRATEGICO ALTERNATIVO AREA API: tutti fingono di dimenticarsene … Cittadini in Comune NO!”
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Sono molto, ma molto scettico sulla ‘centrale innovativa ad idrogeno’ e sulla generazione di biocarburanti di seconda generazione.
L’idrogeno è oramai stato abbandonato da quasi tutti, mentre il focus rimane lo sviluppo di batterie più leggere e più potenti.
I Biocarburanti sono un suicidio dal punto di vista alimentare. I prezzi del cibo, soprattutto nei paesi asiatici ed africani, aumenterà questo inverno sia a causa del riscaldamento climatico e del disastroso raccolto in russia ma anche dall’utilizzo di terreni per piantare e crescere biocarburanti.
Lea rendita energetica dei biocarburanti per ettaro di terra coltivato è infima. Stiamo attenti.
Dubbi che condivido! Infatti parliamo solo di ripartire da quello Schema che, per correttezza, dovevo citare in tutte le sue proposte. Il ripartire da lì non significa sposarne acriticamente tutte le proposte. Significa valutare quelle proposte, proporne di altre ma tutte in un contesto di progressivo cambio del modello che deve vedere protagonisti tutti gli attori istituzionali sociali e produttivi di questa area vasta. Non possiamo più lasciar decidere API e Regione Marche.
E’ bastata una volta (rinnovo concessione e Protocollo d’Intesa).
saluti
loris
Attenti a parlare di batterie=litio ! La Bolivia ne è uno dei maggiori detentori e già i paesi avanzati la stanno guardando come gli avvoltoi guardano la preda nella bocca del leone. Se si accorgono (e penso che già se ne sono accorti…) addio alle foreste boliviane e al suo ecosistema