API e LAVORATORI: CHIACCHIERE, MANUTENZIONI e PIANI INDUSTRIALI
Scritto il 15 Luglio 2009
Pubblicato su Comunicati Lista Cittadini
Lo spauracchio del ridimensionamento delle maestranze che lavorano in API (diretti ed indiretti) è sospetto quando in ballo c’è il progetto di due nuove centrali termoelettriche (non ci fa paura dire che puzza di ricatto); allora per capire che cosa c’è di vero bisogna lasciar perdere la sparata mediatica e cercare le carte…”carta canta”!
E’ una cosa che ci aspettiamo facciano anche i lavoratori ed i Sindacati per capire veramente in che gioco pericoloso li sta trascinando Brachetti Peretti…E meglio dei Bilanci della diretta interessata API non ce n’è! Soprattutto quando si paventa un eccessivo costo delle manutenzioni che di per se è una bestemmia trattandosi di un impianto ad alto rischio di incidente rilevante ma che fa subito effetto sull’opinione pubblica perché fa subito pensare alle maestranze delle ditte in appalto.
“Carta canta” per la raffineria. Dal Bilancio API 2007 - l’ultimo disponibile sul suo sito - “Nel giro dell’ultimo decennio i consumi totali sono diminuiti di circa 12 milioni di tonnellate. La benzina ha confermato la tendenza riflessiva iniziata nel 2004 perdendo ulteriori 800 mila tonnellate, neanche recuperando l’incremento del gasolio. La somma dei due prodotti presenta un decremento del 0,3% rispetto ai valori del 2006. L’olio combustibile totale, dopo il rimbalzo del 2006 legato alla crisi delle forniture di gas russe, torna a perdere pesantemente terreno con un meno 31,1% (-2,7 milioni di tonnellate) e valori scesi per la prima volta sotto i 6 milioni di tonnellate. Decisa la flessione anche per il gasolio riscaldamento con un meno 20,6% e volumi di poco inferiori alle 2 milioni di tonnellate.”
Le prime domande:
- perché si grida “al lupo” soltanto ora, quando è da 10 anni che la tendenza dei consumi di carburante è in calo?
- Ce la vogliamo prendere con le auto che consumano di meno?
- Oppure crediamo che, inverosimilmente, i petrolieri si sono fatti trovare impreparati?
Più avanti si legge “…La lavorazione è stata pari a 3.613.000 tonnellate di materie prime (3.473.000 di greggio, 56.500 di Straight Run e 85.500 di distillati medi), superiore per ca. 140.000 tonnellate alla lavorazione consuntivata nello stesso periodo dell’anno 2006. Lo scostamento positivo è da ricondurre essenzialmente al numero più alto di giorni di disponibilità degli impianti.”
Empiricamente ci viene da pensare che se è pur vero che calano i consumi complessivi di carburante la maggiore raffinazione di greggio effettuata dagli impianti API è stata venduta a qualcun altro … vogliamo dire … ha avuto una commercializzazione, avrà determinato un profitto! E nel 2008 ci fidiamo di quello che ha dichiarato pochi giorni fa l’Ing. Cogliati, AD di API raffineria: “Le vendite industriali ammontano, nel 2008 a 1,8 milioni di tonnellate, un + 2% rispetto al 2007”
Perché dubitarne? Forse qualcuno ha visto in giro le automobili elettriche, ad idrogeno o ad aria compressa?
Se le auto continueranno ad andare a petrolio l’API dovrà raffinare!
Però qui si impone la domanda sulla MANUTENZIONE: a parte che, visto lo stato della tubazione che ha sversato il 4 aprile 2007 e della annessa impiantistica c’è da IMPLEMENTARE MASSICCIAMENTE LA MANUTENZIONE, pubblichiamo due pagine molto tecniche del Coordinatore di manutenzione produzione di API raffineria di Ancona, Ing. Antonio Spadaccini, datate Agosto 2006 in cui sinteticamente si dice:
“(…) l’azionista chiede la massima capacità di lavorazione quando serve, concetto questo sintetizzato da noto detto popolare che “ogni lasciata è persa”. Ecco allora che si prefigura agli occhi del coordinatore di manutenzione (…) una produzione che accelera e rallenta la propria corsa in ragione del mercato e delle opportunità di business. L’asticella del salto che deve compiere la manutenzione è dunque innalzata perché non si tollerano più tutti quei piccoli “inconvenienti” o “disturbi” che limitano “quando richiesto” l’esercizio delle attrezzature alla massima capacità. In definitiva è mutato l’utilizzo degli impianti non più entità isolate ma inseriti in un quadro di lavorazione e di distribuzione più ampio, al quale poco importa dei problemi tecnici che può avere la manutenzione.
Chiaramente questa richiesta di “maggiore produzione quando serve” deve essere interpretata come qualcosa di “dovuto” e quindi senza sostenere costi aggiuntivi. Il coordinatore di manutenzione in questa ottica deve dettare i tempi ai rematori della galea della manutenzione, in modo da garantire in ogni momento ciò che l’esercizio chiede per soddisfare a sua volta i clienti finali. Teoricamente è tutto chiaro, ma nella pratica cosa cambia?
Cosa bisogna fare materialmente per “resettare” il sistema manutenzione?
In tre parole bisogna “curare il dettaglio” ossia mirare a valutare tutte quelle fenomenologie di guasto non di manifesta criticità e che quindi non sono iniziatori di blocco degli impianti o che riguardano la sicurezza e l’ambiente, ma che più o meno latenti o nascosti impediscono di “schiacciare l’acceleratore fino in fondo” quando le circostanze lo richiedono. Il più delle volte non stiamo parlando di guasti gravi ma di particolari che costituiscono una sorta di grado di “invalidità” delle apparecchiature. Vista l’impossibilità materiale di ridondare tutti i sistemi non di sicurezza, è lì che la manutenzione deve giocare un ruolo importante assicurando sempre e totalmente la disponibilità delle apparecchiature.” cit. - Ing. Antonio Spadaccini
Se comprendiamo il panegirico tecnico dell’Ingegnere API si parla di incrementare la manutenzione per avere impianti sempre pronti per performance al massimo a seconda delle richieste del mercato … ma senza costi aggiuntivi!
Sarà forse nella pretesa di abbassare i costi da parte di API che i lavoratori ed i Sindacati devono individuare la minaccia?
Si stanno trovando di fronte ad una richiesta di massimizzazione della flessibilità senza adeguata compensazione economica che spiazza ditte appaltatrici e lavoratori stessi?
Si trovano di fronte alla minaccia di una precarizzazione ulteriore del lavoro?
Ma attenzione…questo riguarda l’organizzazione del lavoro e non la mancanza di lavoro per le necessarie manutenzioni!
E qui entra in campo la “carta canta” che riguarda i piani industriali.
Api ha deciso di spostare i tre quarti degli investimenti sulle rinnovabili
…si è letto il 3 Novembre 2008….
“A guidare la volata è Ferdinando Brachetti Peretti, classe 1960, che l’anno scorso ha ricevuto il timone aziendale con la nomina ad amministratore delegato di Api Holding e a presidente di Api Nova Energia. «Per noi le fonti rinnovabili non rappresentano una moda o un optional: sono il futuro, un futuro che si sta avvicinando sempre più rapidamente», spiega il numero uno di Api. «Abbiamo iniziato questo percorso industriale nel 1998, quando abbiamo deciso di costruire il primo impianto eolico in Sicilia. Ora i tempi sono maturi per un salto del processo d’innovazione: i tre quarti dei nostri investimenti nei prossimi sei anni saranno puntati sulle fonti rinnovabili: spenderemo 3 miliardi di euro per ampliare il nostro portafoglio nel campo del sole, del vento e delle biomasse ».
Attraverso Api Nova Energia, nata nel 2006, il gruppo gestisce 30 megawatt di eolico in Campania e 60 megawatt di biomasse in Calabria. C’è inoltre una partnership con Iberdrola, un’azienda leader nel settore del vento, per realizzare impianti per altri 350 megawatt tra la Puglia e la Sicilia. Anche sul fronte solare le iniziative si moltiplicano. Nelle Marche è in costruzione il più grande impianto fotovoltaico su un’area privata, 10 megawatt a Tolentino, e con il progetto «100 pensiline» si darà copertura fotovoltaica alla rete delle stazioni di rifornimento della benzina di proprietà del gruppo fino a raggiungere un totale di 2 megawatt. L’obiettivo è arrivare a 1400 megawatt di rinnovabili entro il 2013 (1000 da vento, 200 da fotovoltaico, 200 da biomasse).”
Allora, i lavoratori ed i Sindacati credono ancora che per Falconara il futuro produttivo ed occupazionale deve essere ancora fossile - petrolio e metano - o si debba pretendere un cambio graduale, ma da subito?
Il loro arroccamento sulle posizioni padronali sta portando investimenti ed occupazione altrove! SVEGLIA!!!!!!!!
Ogni lasciata è persa, come direbbe l’Ing. Spadaccini!
Loris Calcina (capogruppo e consigliere di CiC)
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