Rigassificatore API: all’interno della volontà inamovibile di realizzazione della Regione Marche c’era margine per fare qualcosa almeno di meno rischioso e che aprisse ad un futuro rinnovabile. Ma è stato impedito da Spacca, il monarca.

politica e foraggiatori La decisione di autorizzare il rigassificatore di API Nòva Energia è stata una decisione da “monarchia costituzionale”, voluta ad ogni costo dal Presidente Spacca, diretta dalle segreterie di partito e ratificata da una maggioranza trasversale del Consiglio Regionale priva di autonomia di giudizio e che ha mostrato conoscenze molto approssimative della problematica.
Quello che si è consumato in Regione ha posto un serio problema di come funziona la democrazia il quale, conseguentemente, ha condizionato il se, il come e il dove realizzare il rigassificatore.

Avere trascinato il progetto del rigassificatore come fatto esclusivo tra i tecnici di API Nòva Energia e i tecnici della Regione Marche, l’aver chiuso ogni possibilità di reale partecipazione del territorio – i 16 Sindaci e la Provincia, le categorie del turismo e della pesca, i cittadini – ha trascinato indietro di decenni la democrazia.

Questa regressione non ha permesso l’elaborazione di una ulteriore proposta, dopo la bocciatura di quella innovativa di Sunesis Ambiente che il movimento NO rigassificatori aveva proposto alle rappresentanze sindacali.

Ferma restando la nostra contrarietà al rigassificatore per la logica commerciale/speculativa nonché per i rischi tecnologici e ambientali, all’interno della volontà inamovibile di realizzazione della Regione Marche c’era margine per proporre e fare qualcosa almeno di meno rischioso e che aprisse ad un futuro rinnovabile, un qualcosa che fa parte dei doveri verso i cittadini di una Amministrazione pubblica:

  1. portare il rigassificatore ad oltre 50 km dalla costa, avvicinandosi un po’ ai parametri di sicurezza adottati negli Stati Uniti;
  2. far lavorare l’impianto di rigassificazione solo a ciclo chiuso, cioè senza utilizzo dell’acqua di mare e, dunque, ovviando al problema della sua sterilizzazione. Rigassificare a ciclo chiuso producendo il calore necessario con bruciatori a basse emissioni individuati dalle normative sulle Migliori Tecniche Disponibili dell’U.E.;
  3. rinunciare a costruire le megacentrali termoelettriche nelle Marche (API Falconara ed Edison Corinaldo) ma usare quel metano per alimentare piccole centrali a cogenerazione laddove servissero (distretti industriali deficitari) in base ad una valutazione condivisa tra Territori – Regione Marche – Aziende dei distretti. Piccole centrali costruite e gestite dalle Imprese del posto insieme ad API Energia, con fornitura del metano a costi concorrenziali rispetto agli attuali.
  4. Attuare il Piano Energetico Ambientale Regionale in stretta sinergia con le Aziende marchigiane che operano nei settori energetici in modo da passare – entro il 2020 – dalla attuale quota del 7,1% al 30,4% di fonti rinnovabili sia per produzione elettrica sia per la produzione termica (calore – freddo)! Soltanto per l’elettricità significherebbero 2.600 GWh da Fonti Energetiche Rinnovabili, cioè il 76% dell’elettricità che l’API vorrebbe produrre con la centrale termoelettrica da 520MWe.

L’obbiettivo del 30,4% da fonti rinnovabili – il cosiddetto burden sharing sanzionabile dalla UE qualora non fosse raggiunto – è quella ripartizione obbligatoria regionale dettata dalla UE e che il Governo centrale ritarda da oltre 2 anni bloccando, di fatto, la creazione di  migliaia di posti di lavoro in Italia.

Ritardo che sta penalizzando anche la crescita economica e l’occupazione nelle Marche trascinandoci verso sanzioni che pagheremo come cittadini!

Ritardo che il Presidente Spacca avrebbe dovuto contestare al Ministero dello Sviluppo Economico dato che la Regione Marche – con il PEAR – già possiede lo strumento per recepire il burden sharing!

Ma il Presidente Spacca invece di trovare la migliore mediazione per le Marche intere e per creare occupazione, non ha trovato di meglio che chiedere al Ministero “quanti rigassificatori sarebbero necessari in Adriatico”, accettando così la soluzione conveniente solo per i Brachetti Peretti!

Soluzione appiattita sulle miserevoli considerazioni energetiche di un Governo centrale palesemente ostile nei confronti delle fonti energetiche rinnovabili (FER), tanto da aver tentato il ritorno al nucleare!

Loris Calcina (gruppo di lavoro energia ambiente della Lista Cittadini in Comune – Falconara M.ma)

Rigassificatore API: la Regione Marche è irresponsabile a stipulare un nuovo Accordo per un altro impianto a rischio di incidente rilevante quando dopo 8 anni non ha ancora stipulato quello con lo Stato che interessa la sicurezza di lavoratori e cittadini per gli impianti esistenti

La Regione Marche si sta apprestando a ratificare la costruzione di un altro impianto a rischio di incidente rilevante (terminal offshore di rigassificazione di GNL) chiesto dal gruppo petrolifero API (API Nòva Energia) a 13 km da Ancona e 16 km da Falconara M.ma.

Fino ad oggi qual è stata la capacità della Regione Marche di controllare ed eventualmente sanzionare la raffineria di petrolio API, industria a rischio di incidente rilevante?

Per dare una risposta a questa domanda non ci si può affidare ai “sentito dire”, si deve essere certi delle circostanze. Pertanto, per rispondere alla domanda ci baseremo su pura documentazione che alleghiamo a margine di questa nota.

Sulle prime due circostanze di cui diamo conto, le informazioni provengono direttamente dalla Società petrolifera API, e cioè dal Prospetto Informativo relativo all’Offerta Pubblica di vendita e sottoscrizione e all’ammissione alle negoziazioni sul Mercato Telematico Azionario organizzato e gestito dalla Borsa Italiana S.p.A. delle azioni ordinarie di “api” – anonima petroli italiana S.p.A. reperibile anche su internet alla pagina

http://files.meetup.com/206933/API%20%20S.p.A.%20%20-%20%20IL%20%20PROSPETTO%20INFORMATIVO.pdf

( 1 )

A pag. 190 del succitato Prospetto Informativo, si legge che il 21 Settembre 2005 API raffineria riconosce di aver omesso di comunicare (art. 7 del DM 401/99) la rottura di un oleodotto e il versamento di prodotto idrocarburico. Solo successivamente API ha comunicato agli Enti di Controllo le modalità del suo intervento … Ipoteticamente, nel lasso di tempo (giorni) intercorso tra l’incidente e la comunicazione, la Società avrebbe potuto aggiustare il tutto per sminuire l’accaduto.

Comunque, non ci risulta, come scrive API, che siano scattati provvedimenti …

Pertanto le domande che ci si pongono con urgenza sono:

A)    gli Enti di Controllo hanno relazionato al fine della applicazione dei provvedimenti (amministrativi o penali) per la violazione dell’art. 7 del DM 401/99?

 

B)    Se gli Enti di Controllo hanno relazionato come mai la Regione Marche non ha applicato i provvedimenti previsti per Legge e quanto previsto nel Decreto di Concessione 2003?  

Nel link lo stralcio del documento tratto dal sopraccitato Prospetto Informativo fuoriuscita petrolio oleodotto 2005

( 2 )

A pag 188 del succitato Prospetto Informativo è scritto che “nel febbraio 2006, api raffineria ha rilevato alcuni superamenti dei limiti emissivi prescritti per valore di concentrazione di CO2 (ndr: in realtà, per un refuso, dovrebbe essere SO2) A seguito dell’evento, non è stata ricevuta alcuna notifica né alcuna prescrizione da parte delle Autorità. L’Emittente, comunque, ha prontamente fornito all’ARPA e agli Enti locali una dettagliata relazione di quanto accaduto. Secondo la previsione dell’articolo 10 del D.P.R. 203/88 il superamento dei livelli di emissione potrebbe comportare la combinatoria di sanzioni in dipendenza della gravità delle infrazioni accertate (…)

Come documentiamo in questi link i livelli di SO2 furono allarmanti il 1/2/2006 e il Comune di Falconara segnalò l’accaduto anche sulla stampa il 6/2/2006. livelli SO2 del 1.2.2006 validati da centraline provincia

dal Corriere Adriatico

Non ci risulta, come scrive API, che siano scattati provvedimenti … Vorremmo essere smentiti!

Anche in questo caso le domande che si pongono con urgenza sono:

A)    L’ARPA Marche ha relazionato al fine della applicazione delle sanzioni previste dal  D.P.R. 203/88?

 

B)    Se l’ARPA Marche ha relazionato come mai risulterebbe che la Regione Marche non ha applicato i provvedimenti previsti per Legge e quanto previsto nel Decreto di Concessione 2003 né quanto previsto dal D.P.R. 203/88?  

Nel link lo stralcio del documento tratto dal sopraccitato Prospetto Informativo superamento SO2 febbraio 2006

( 3 )

C’è un procedimento penale ancora aperto in cui i cittadini di Falconara Marittima – con i loro Comitati – sono parte lesa. Esso riguarda l’esistenza o meno dell’alimentazione del sistema di sicurezza elettrico cosiddetto “in isola” dichiarato da API raffineria nel suo Rapporto di Sicurezza  2000, sistema che permetterebbe l’autosufficienza elettrica della raffineria in caso di blackout della rete nazionale.

Al di là dell’aspetto eventualmente penale è interessante rilevare le conclusioni (febbraio 2009) del Consulente Tecnico d’Ufficio nominato dalla Procura della Repubblica di Ancona:

L’esame dei documenti agli atti del fascicolo porta alla conclusione che API raffineria S.p.A. ha sostenuto nel Rapporto di Sicurezza ai sensi dell’art. 8 del D.Lgs. 334/1999, redatto nell’anno 2000, l’esistenza del sistema in isola ma, di fatto, esistente soltanto in progetto, e non operativo (…) L’analisi della documentazione ricevuta, e in particolare la già citata nota del 2007 del servizio Ambiente della Regione Marche, evidenzia altresì che, almeno al 2004, le Autorità di controllo erano consapevoli che il sistema di chiusura in isola non era operativo e che a fronte di tale situazione, emersa in seguito alla serie di black-out elettrici verificatisi negli anni, i competenti Enti di controllo non sono intervenuti, ai sensi dell’art. 27, comma 4 del D.Lgs n. 334/1999, con una serie di strumenti sanzionatori di carattere amministrativo di una certa incisività (diffida, sospensione dell’attività, chiusura dello stabilimento o di un singolo impianto) che tale norma metteva a loro disposizione per sollecitare API a risolvere il problema”.

Vedi link CTU Procura conclusioni

                                                                                ( 4 )

Ma a seguito di questa valutazione del CTU della Procura è seguita la scoperta più sconcertante ed illuminante grazie al  Parere della Seconda Sezione del Consiglio di Stato datato 26/11/2003:

La Regione Marche non ha ancora sottoscritto l’Accordo di Programma con lo Stato per il trasferimento delle competenze che gli conferirebbero la possibilità di sanzionare qualsiasi industria a rischio di incidente rilevante che non rispetti la normativa sulla sicurezza del Decreto Seveso (334/99), e dunque anche API raffineria.

Questa gravissima inadempienza getta un’ombra sconcertante su 8 anni di inadempienza della Regione Marche che ha reso mero esercizio di stile una parte delle prescrizioni e dei “provvedimenti consequenziali” del Decreto Regionale di Rinnovo della concessione alla raffinazione all’API del giugno 2003.

Non è responsabile stipulare un nuovo Accordo per un altro impianto a rischio di incidente rilevante quando dopo 8 anni non si è ancora stipulato quello con lo Stato che interessa la sicurezza di lavoratori e cittadini per gli impianti esistenti.

Loris Calcina (gruppo di lavoro energia ambiente della Lista Cittadini in Comune – Falconara M.)

Il PEAR è lo strumento che può soddisfare le esigenze imprenditoriali, occupazionali e di risanamento ambientale e sanitario. La proposta di SUNESIS Ambiente lunedì 16 maggio, ore 21,15, al cinema Excelsior di Falconara M.ma

l’uscita del PEAR Cittadini, associazioni e Sindaci (meno Goffredo Brandoni) sanno che il Piano Energetico Ambientale Regionale è lo strumento che per la prima volta – storicamente – permetterebbe di superare il conflitto tra lavoro, ambiente/salute e interesse imprenditoriale.

Il PEAR è lo strumento che può soddisfare – contemporaneamente – esigenze imprenditoriali, occupazionali e di risanamento ambientale/sanitario.

L’attuazione del PEAR rappresenta l’occasione per una riconversione energetica finalmente e veramente condivisa territorialmente, a livello regionale … non più locale (Falconara e AERCA).

Ecco perchè lunedì 16 maggio, al cinema Excelsior di Falconara (ore 21,15), il grosso e responsabile movimento di associazioni, Sindaci e partiti falconaresi (PD – IdV – SEL – CiC) hanno scelto di condividere con i cittadini, sindacati, dirigenza API e amministratori l’illustrazione dei rischi da evitare e della proposta del gruppo multidisciplinare SUNESIS Ambiente, una proposta concreta e coerente con la linea programmatica della Regione Marche volta al mantenimento del benessere attraverso una politica energetica e ambientale sostenibile, contro il rischio di una sua compromissione strategica”.

Perché siamo sicuri che la formidabile potenzialità del PEAR l’hanno compresa anche gli attori fino ad oggi coinvolti direttamente nei tavoli di valutazione, Sindacati, Società API e Regione Marche.

Questo non è il momento di soffiare su contrapposizioni che sono solo schematiche.

Il coraggio che la situazione richiede non è quello fisico, ma quello delle idee concrete che altri – in  Italia e in Europa – hanno messo in pratica  con ottimi risultati occupazionali, ambientali/sanitari e imprenditorialmente remunerativi.

Nessuno chiede a nessuno di essere esploratore in un settore energetico sconosciuto.

Cittadini, associazioni e Sindaci chiedono ad ognuno di fare quello che sa fare.

Alla Regione Marche di attuare veramente il PEAR che offre possibilità a tutta l’imprenditoria marchigiana che guarda al futuro e all’innovazione energetica.

Alla Società API di fare ciò che sa fare sulle rinnovabili e sulla piccola cogenerazione (ricordiamo che una delle centrali proposte all’interno del sito API è di soli 60 MWe e ha ricevuto la valutazione positiva anche dalla Regione Marche!).

Ai Sindacati di ragionare su quale sia il futuro più durevole da garantire ai lavoratori.

Siamo sicuri che il Sindacato sia consapevole che le energie fossili riproposte oggi (metano) in impianti come rigassificatore e grosse centrali termoelettriche ipotecherebbero il futuro minimo per altri 20 anni e chiuderebbero la strada alle rinnovabili nella regione Marche … al massimo relegate ad un ruolo residuale o dimostrativo.

E dopo, quando andrà in crisi anche il sistema metano, che faranno i lavoratori API (quelli giovani oggi con pochi anni di anzianità) con un mercato occupato da imprese cresciute o riconvertite alle energie rinnovabili?

Loris Calcina (capogruppo consiliare Lista Civile Cittadini in Comune – Falconara M.ma)

la proposta di SUNESIS Ambiente

CAM SpA: la Giunta Brandoni ed il Consiglio di Amministrazione sferrano un altro colpo basso ai lavoratori dei servizi strumentali

CAM SpAIl 29 Marzo scorso la Giunta Comunale di Falconara M.ma – su richiesta del CdA CAM SpA – ha deliberato un altro “colpo basso” e rischioso per i lavoratori dei servizi strumentali (spazzatura strade, verde, ecc.).

E’ stato deciso di anticipare la tempistica dell’Accordo Quadro sottoscritto il 22/12/2010 tra Comune di Falconara M.ma, Marche Multiservizi SpA e CAM SpA in modo da conferire alla nuova Società creata  – Marche Multiservizi Falconara Srl – anche l’immobile della sede del CAM e dei relativi mutui.

Ovviamente l’Assemblea dei soci del CAM ha approvato.

Da parte sua MMS SpA Pesaro “ha definitivamente espresso la volontà di accettare il conferimento degli immobili e del relativo indebitamento, senza attendere il completamento dell’operazione di aggregazione societaria”.

Cosa cambia per i lavoratori?

Conferendo adesso, in anticipo, gli immobili inerenti la gestione caratteristica a MMS SpA PS, viene meno la garanzia (data dagli immobili stessi) per l’eventuale prosecuzione della gestione dei servizi strumentali (e dei lavoratori) da parte di CAM SpA qualora non fosse possibile conferire in MMS SpA PS quei servizi.

Oggi come oggi, infatti, non esiste la garanzia che MMS SpA PS assorbirà i servizi strumentali in quanto è ancora possibile che la norma imponga di separare i due rami di attività (raccolta rifiuti e servizi strumentali).

Se ciò avverrà che fine faranno i lavoratori dei servizi strumentali?

Attualmente MMS SpA PS si limita ad un generico “impegno a trovare delle soluzioni che garantiscano l’occupazione dei lavoratori dei settori strumentali“.

Troppo poco!

Pertanto con l’Atto di Indirizzo della Giunta Brandoni, i lavoratori dei servizi strumentali di fatto vengono privati del “paracadute” del CAM SpA (con gli immobili) che l’Accordo Quadro del dicembre 2010 aveva garantito.

Quel “paracadute” votato dal Consiglio Comunale viene eliminato evitando di passare proprio in Consiglio … Passaggio doveroso poiché la modifica apportata all’Accordo Quadro è indubbiamente peggiorativa per i lavoratori!

Ma la Giunta Comunale, con furbizia, tenta di nascondere ai lavoratori stessi e al Consiglio Comunale la sostanza del suo Atto e costringe un umiliato Consiglio a prenderne atto solo più avanti, quando gli sarà sottoposta l’approvazione della cessione delle quote del CAM SpA a MMS Falconara Srl !

Loris Calcina (capogruppo consiliare Lista Civile Cittadini in Comune – Falconara M.ma)

l’Atto di Indirizzo della Giunta Comunale

Il muro umano e istituzionale a difesa dei territori indica alla Regione Marche: NO AI RIGASSIFICATORI

no ai rigassificatori La società civile e i Sindaci di 17 Comuni (meno quello di Falconara Marittima) stanno dando una prova maiuscola, unitaria, trasversale e senza precedenti a difesa dei territori in cui vivono e che amministrano.

Questa straordinaria mobilitazione democratica sta chiedendo alla Regione Marche di non assestare un colpo mortale alla qualità del modello marchigiano e, per la prima volta, dicono che Falconara Marittima non può più rimanere l’eccezione, il territorio destinato a sopportare tutto il peso energetico, tra l’altro squilibrato da appetiti e pressioni private.

Perché il rischio incidentale ed il deterioramento ambientale e sanitario di Falconara Marittima non è confinabile, ma è contagioso!

I Sindaci di 17 Comuni e decine di associazioni, di fatto, hanno messo sul piatto della Regione Marche anche l’uscita dall’Area ad Alto Rischio di Crisi Ambientale prendendo la decisione giusta: non è più pensabile aggiungere altri impianti a rischio di incidente rilevante, dannosi per il mare e rischiosi per due comparti economici vitali delle Marche: pesca e turismo.

Ecco perché NO ai RIGASSIFICATORI, di fronte a Falconara e di fronte a Porto Recanati … di fronte alle Marche!

Questa compattezza e consapevolezza che ha messo insieme Sindaci e cittadini oggi può e deve tradursi anche in proposta.

Sindaci e associazioni devono chiedere con forza alla Regione Marche di potersi esprimere sul futuro energetico della regione poiché il Piano Energetico Ambientale Regionale non va cambiato, va attuato e la sua attuazione può e deve coinvolgere anche la Società API alla quale va chiesto con fermezza il rispetto della volontà popolare che ha approvato il PEAR attraverso il voto della maggioranza.

PEAR sul quale non si possono accettare forzature da parte di interessi privati.

Cittadini in Comune si impegnerà affinché tutti insieme, Sindaci e associazioni non abbassino la guardia e vigilino affinché il Consiglio e la Giunta regionale rispettino la volontà espressa dai territori.

Contemporaneamente, unitariamente, dobbiamo chiedere il rispetto del percorso decisionale democratico indicato dal Gruppo degli Esperti sulle alternative energetiche del polo API nominato dalla Regione nel 2004 e assunto con Delibera di Giunta del 2007.

Loris Calcina (capogruppo consiliare Lista Civile Cittadini in Comune – Falconara M.ma)

vai ai filmati di CiC on the web  http://www.youtube.com/user/cicovo

Lettera di Roberto Cenci: SULLA QUESTIONE ENERGETICA CIO’ CHE LA REGIONE MARCHE FARA’ A FALCONARA, TROVERA’ L’OSTILITA’ DI UNA COMUNITA’ ESTESA

ci scrivono Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di Roberto Cenci.
Staff CiC

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Il NO a tutto porta poi a determinati SI, alle Turbogas ai Rigassificatori per esempio o peggio ancora al nucleare.

Pochi sanno che nella nostra Regione si potrebbero sbloccare da subito almeno 100 Mw di eolico, parlo di eolico mirato, fatto bene e non di qualunque amenità sia finita sui tavoli degli uffici tecnici della Regione Marche, eolico non bloccato da comitati di cittadini o associazioni ambientaliste.

Lo tiene fermo in alcuni casi la Sovraintendenza ai beni paesaggistici, ovvero lo Stato, quello stesso stato che ci viene poi ad imporre il nucleare e molto altro in nome di una richiesta tendenziale di elettricità che non ci sarà o che potrebbe non esserci se ci si lasciasse coinvolgere, ad esempio, da un piano straordinario di riqualificazione energetica degli immobili esistenti.

Perché investire ancora sull’aumento di produzione energetica da fonti fossili quando ci sono opportunità non lesive della salute delle persone?

Perchè poi una pari cifra non potrebbe essere investita dai privati su percorsi capaci di generare peraltro molti e più posti di lavoro?

Una risposta c’è e si chiama SPECULAZIONE e per certi versi è la stessa che abbiamo visto nel proliferare del fotovoltaico su terreni agricoli piuttosto che mirato a tetti, capannoni e quant’altra superficie piana già edificata.

Ma potrei estendere questo tipo di ragionamento anche rivolgendomi a chi osteggia quel minimo di eolico ben pianificato dalla moltitudine dei comitati locali. L’eolico stralciato e sfoltito (ottenuto seguendo tutte le leggi e normative di regolamentazione paesaggistica ed il buon senso), pianificato anche attraverso il coinvolgimento delle comunità locali, può tradursi in una risorsa capace di attrarre e coinvolgere altri settori. Scrivo queste poche righe non con l’intenzione di fare un trattato di economia, ma per annunciarVi la mia personale ostilità … Accanita ostilità perché chiunque pensa ancora una volta di far ricadere scelte sbagliate e non correttamente pianificate, ulteriormente su Falconara, falconaresi e zone limitrofe… STAVOLTA SI TROVERA’ a dover fronteggiare le ripercussioni dell’errore politico più grande della sua vita.

Alla Regione Marche:

Volete evitare di incentrare il dibattito sulle opportunità del risparmio energetico, della diversificazione delle fasce di consumo, così come impedire alle industrie di diversificare investendo in sinergia con altre categorie economiche sulle opportunità delle energie rinnovabili? Avete il potere di farlo, non il mandato conferitovi dagli elettori! Ma davanti alla volontà precisa di NON voler diversificare sul territorio la logistica degli impianti pericolosi e nocivi, sappiate che troverete presto davanti a voi una comunità per niente più disposta ad accettare simili imposizioni.

L’energia Serve? Quanta ne serve e dove serve? Dove si produce oggi quella che c’è? Quali sono i distretti economici in cui se ne fa largo uso ma non se ne produce?

Il vostro concetto di sviluppo oltreché distorto diventa singolare se impostato sulla necessità di ulteriori impianti basati sulle fossili senza che ciò ne presupponga uno di democrazia, democrazia energetica regionale: la si produce dove serve.

A me non rallegra e non soddisferebbe. Per ciò che ai miei occhi è lampante nei dati a disposizione, questi impianti NON SERVONO e distolgono risorse economiche ad altre attività capaci di dare ritorni ben più positivi alla nostra Regione anche in termini di differenziazione energetica.

Però così, magari, vedrà la luce un bel progetto di rigassificatore davanti alle coste di Fano e Pesaro (dato che la realizzazione di un simile progetto non è legata in alcun modo alla presenza di impianti già esistenti ed il gas una volta a terra viene immesso nella rete della SNAM) e qualche Turbogas anche a S.Benedetto e Macerata in precedenza osteggiate da Sindaci di centrodestra come di centrosinistra. Sono necessarie? Allora ci saranno politici del posto desiderosi di immolare le proprie terre ed il proprio bacino di voti in nome del SERVE, SERVE.

Sempre a Falconara e Jesi per poi trasportare energia ai 4 angoli della Regione con una dispersione pari a circa il 20 – 25% di ciò che viene prodotto?

L’energia certamente serve, non concordo che ne serva più di quanto già se ne produca, visto che dalle Marche forniamo prodotti derivati dalla lavorazione del petrolio alle regioni del centro Italia, non solo alle Marche e se ne dovrebbe tener conto nei calcoli che si fanno, MA LA QUESTIONE E’ POLITICA e non di numeri come ci volete far credere.

Le alternative ci sono e vanno pianificate oppure si condividano i rischi e pericoli per la salute e la sicurezza.

Pensateci e pensateci bene, perché troverete un popolo e una comunità nella Provincia di Ancona apparentemente diverse ma che saranno capaci di accomunarsi, determinate fino in fondo ed oltre ogni Vs. aspettativa.

Un cordiale saluto e augurio di buon lavoro a tutti.

Falconara li, 16/02/2011.

Roberto Cenci – cittadino falconarese.

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