Menzognera manipolazione di un articolo di CiC al fine di alimentare divisioni sul futuro dei lavoratori API

Alla cortese attenzione della rubrica “Noi anconetani” di Andrea Massaro (Resto del Carlino)lettera Lina Rossi a RdCarlino

Martedì 19 giugno, a pag. 9 del RdC, abbiamo letto una lettera a firma della rappresentante della UGL Sig.ra Lina Rossi la quale, a nostro avviso, contiene una provocatoria accozzaglia di falsità aggravate dalla manipolazione di un articolo di Cittadini in Comune consultabile al link

In allegato segnaliamo evidenziate in giallo le righe scopiazzate.

Come è facilmente verificabile e dimostrabile, il comunicato di CiC è stato pubblicato sul proprio sito web l’11 giugno ed inviato 2 volte – il 12 ed il 13 giugno – a tutti i Quotidiani (cartacei ed online), alle Agenzie di stampa, alle Radio e TV.

Scorrendo la lettera della Sig.ra Lina Rossi emerge come quelle righe siano state “adattate” al proprio provocatorio scopo di puntare il dito contro coloro che, a suo dire, avrebbero sostenuto la chiusura del sito API.

Così facendo la Sig.ra Rossi ha artatamente alterato e falsato anche il contenuto del testo del Gruppo degli Esperti nominato dalla Regione Marche da noi trascritto di sana pianta dalla relazione del Dott. Marsili!

Ma quello che più ci sorprende è il livore e la malafede nei confronti di chi non ha mai proposto alcuna chiusura del sito API ma ne ha sempre proposto pubblicamente un progetto di progressiva riconversione alle energie rinnovabili in sintonia con il Piano Energetico Ambientale Regionale!

Un altro percorso possibile per l’azienda, a nostro avviso, tutt’oggi percorribile nonostante ci siano personaggi come la Sig.ra Lina Rossi impegnati a diffondere menzogne per alimentare divisioni, mentre Falconara Marittima ha bisogno di essere coesa per un obiettivo plurimo, l’unico capace di garantire un futuro lavorativo che non sia al ribasso.

Quanto alla salute opposta al lavoro, la Sig.ra Lina Rossi manca di rispetto innanzitutto ai lavoratori, strumentalizzandoli!

L’Indagine Epidemiologica ha prodotto delle conclusioni e sono pubbliche; è inutile cercare di sovvertirle ed è semplicemente malvagio tentare di metterle in contrasto con il lavoro, l’occupazione, gli operai, perché MAI E DA NESSUNO è stata attribuita ai lavoratori alcuna responsabilità.

Di quelle conclusioni bisogna solo far tesoro NON PER CHIUDERE MA PER RICONVERTIRE PROGRESSIVAMENTE, CON UN PIANO CERTO!

Occorre obiettività e rispetto nei confronti di salute e lavoro.

Obiettività e rispetto si dovrebbero dimostrare anche verso le persone colpite, in un caso e nell’altro.

La Sig.ra Lina Rossi si diletta irresponsabilmente ad aizzare i lavoratori contro un nemico esterno che non esiste; così facendo di certo non li aiuta.

Siamo sicuri che l’istigazione e la provocazione siano estranei all’inclinazione del Sindacato UGL.

Qualora sia per Voi possibile pubblicare questa nostra lettera, Vi ringraziamo anticipatamente per l’attenzione.

Staff Lista Civile Cittadini in Comune

Questione API: o si spostano gli obiettivi (e gli accordi) energetici ed occupazionali sugli orizzonti del PEAR o non c’è futuro!

soleL’Accordo tra Regione Marche e Gruppo API siglato a Luglio 2011 è fallito perché la Regione Marche ha accettato la scommessa che il Gruppo API sapeva già essere perdente: mantenere la raffinazione del petrolio a Falconara anche contro le convenienze di mercato!

Intendiamoci, la Regione non è la vittima inconsapevole di questa situazione.

Se i Consiglieri Regionali, la Giunta e Presidente Spacca non avessero chiuso in un cassetto quanto, nel 2007, hanno chiesto di relazionare al Gruppo degli Esperti pagati 238.000 € dai marchigiani, avrebbero avuto a disposizione anche il quadro del Prof. Giovanni Marsili che tenendo ben presente la riduzione dei consumi dei prodotti petroliferi già in atto e gli scenari produttivi nazionali ed internazionali indicò le basi per un patto integrato:

Le vittime della immorale scommessa della Regione rischiano di essere i lavoratori ed il territorio poiché, è bene rammentarlo a chi fa finta di non conoscere come il Sindaco Brandoni ed il PD di Falconara, l’Accordo tutelerà solo i 380 lavoratori diretti dell’API, infischiandosene dei lavoratori dell’indotto!

I motivi del fallimento dell’Accordo sono evidenti nella rinuncia di API a praticare l’innovazione indicata dal Prof. Marsili e nell’appiattimento della Regione Marche ai voleri aziendali.

La stessa società mista dell’Accordo 2011 non si pone l’obiettivo del PEAR della cogenerazione distribuita su scala regionale, ma della gestione dei profitti del rigassificatore, progetto avulso dal PEAR!

Lo stesso dicasi per la bonifica dei suoli inquinati che nell’Accordo passano in secondo piano mentre dovrebbe essere centrale per necessità e quantità decennale di lavoro garantito!

Sembra che tutti abbiano paura di parlarne ma tutti sanno del rischio di ritrovarci a Falconara con una nuova Montedison all’ennesima potenza!

Il fallimento dell’Accordo è determinato anche dalla subordinazione di ciò che l’API può ed è capace di fare subito sullo sviluppo delle fonti rinnovabili (Obiettivo 6) alla realizzazione del rigassificatore il quale, a sua volta, contribuirà con pochi lavoratori all’occupazione e succhierà denaro ai contribuenti a causa della clausola tutta italiana che garantisce il 71% dei ricavi al gestore anche se l’impianto rimarrà inattivo.

Allora secondo CiC, la battaglia dei lavoratori può e deve individuare un terreno comune già indicato più volte e pubblicamente dalla società civile: costringere il Gruppo API e la Regione Marche a spostare gli obiettivi (e gli accordi) energetici ed occupazionali sugli orizzonti del Piano Energetico Ambientale Regionale.

Se, come dicono giustamente i Rappresentanti sindacali, i 12 mesi di sacrificio chiesti ad una parte dei lavoratori dovranno fruttare prospettive industriali concrete, allora è giunto il momento di chiedere con forza al Gruppo API di rivolgere su questo territorio e sul territorio regionale le potenzialità e le capacità dimostrate da API Nòva Energia in altre regioni italiane.

Perché lo sviluppo dell’eolico offshore (Obiettivo 6 dell’Accordo) deve essere indefinitamente procrastinato quando possono essere sfruttate le concessioni di cui l’API già gode in mare?

Perché i 12 mesi di sacrificio per i lavoratori non sono utilizzati per una loro riqualificazione funzionale alla progettazione, costruzione e assemblaggio dell’eolico offshore, nel territorio di Falconara?

Su questi  obiettivi CiC ci sarà, a fianco del Sindacato e dei lavoratori!

 Staff Lista Civile Cittadini in Comune

La “guerra della Giunta Brandoni” alle PM10 è una guerra contro i ristoranti, pizzerie, panifici e proprietari di caminetti!

Per la Giunta Brandoni la “guerra” alle Polveri sottili (PM10) continua ad avere 3 terribili nemici:

  1. i caminetti;
  2. le attività di panificazione;
  3. i forni a legna di pizzerie, ristoranti.

Con l’Ordinanza 66 del 20 aprile scorso il Sindaco di Falconara ha modificato in peggio quella precedente (che se la prendeva sempre con caminetti e pizzerie) perché pur avendo spostato al 14 settembre 2012 l’obbligo di eseguire materialmente l’installazione di filtri sui forni oppure l’alimentazione a gas, metano o elettrica, l’Ordinanza ha imposto altri costi immediati agli esercizi commerciali come la realizzazione della <<presa fiscale a monte di tali sistemi ed una a valle per eventuali controlli>>.

Non sarebbe meno vessatorio che gli Enti di controllo certificassero ufficialmente i sistemi di abbattimento validi che ristoratori e panificatori possono installare?

Se quei sistemi di abbattimento delle Polveri sottili fossero verificati prima da chi possiede gli strumenti per farlo non ci sarebbe bisogno delle prese fiscali che dovrebbero pagarsi ristoratori e panettieri!

Ma non basta: l’Ordinanza del Sindaco Brandoni prospetta altri costi differiti per ristoranti e pizzerie poichè << Anche a seguito delle risultanze del censimento delle suddette attività potranno successivamente essere prescritte maggiori prestazioni depurative per l’anno 2013 >>

Vale a dire che i sistemi di filtraggio che nel frattempo le pizzerie avranno installato potrebbero anche non bastare …

Ma insomma, quante volte dovranno spendere i titolari di pizzerie, ristoranti e panifici?

Ritorniamo alla constatazione precedente: perché gli Enti di controllo non individuano e testano i migliori sistemi una volta per tutte cosicché ristoranti e pizzerie possano intervenire e spendere una sola volta?

Ma se il Sindaco Brandoni e i suoi Assessori sfornano simili provvedimenti evidentemente non sono allarmati dal fatto che nel 2011 hanno chiuso 12 ristoranti a Falconara (dati dell’Osservatorio del commercio e del turismo della CNA di Ancona  del 18/4/2012).

La Lista Civile Cittadini in Comune denuncia che la cosiddetta guerra alle PM10 del Comune di Falconara si sta rivelando una farsa a danno di chi incide molto poco sui livelli di inquinamento mentre le realtà industriali che pesano realmente sulle quantità di PM10 sono state interessate da provvedimenti soltanto di facciata!

Basta verificare gli alti livelli delle PM10 alle 2-3-4-5 di notte di gennaio/febbraio e marzo, quando i caminetti erano spenti e le pizzerie e i ristoranti chiusi, quando il traffico automobilistico è pressoché nullo … Quali sono stati gli impianti attivi in quelle ore della notte?

Staff Lista Cittadini in Comune

PM10: a Falconara M.ma è fallito l’obiettivo della riduzione individuato dall’Accordo di programma sottoscritto tra Comune e Regione Marche. In meno di 3 mesi registrati 32 superamenti dei limiti di legge … Tanti quanti ne aveva ipotizzati l’Accordo per 7 mesi!

Sembra proprio che aver vietato l’uso dei caminetti alle famiglie e aver imposto costosi adeguamenti ai forni a legna delle pizzerie non abbia evitato il fallimento – per le PM10 – dell”Accordo di programma relativo ai “Provvedimenti contingenti per la riduzione della concentrazione degli inquinanti nell’aria ambiente” (DGRM n. 1610 del 21/11/2011) stipulato dalla Regione Marche anche con il Comune di Falconara Marittima (che lo ha recepito con DGC n° 240 del 20/12/2011 e applicato con Ordinanza del Sindaco n° 4 del 13/1/2012).

Non sappiamo dire se aver chiesto alle ciminiere delle industrie una riduzione di facciata delle emissioni sia stata una causa, ma i dati dell’unica centralina di rilevamento delle PM10 a Falconara M.ma – quella di tipo industriale nel quartiere Villanova – sono chiari: dal 14 gennaio al 31 marzo 2012 sono stati 32 i superamenti della media giornaliera ammessa dalla Legge (50 µg/mc)!

Peggio che nello stesso periodo del 2011 in cui i superamenti furono 21!

Tornando indietro negli anni, sempre nello stesso intervallo temporale, nel 2010 i superamenti furono 48, nel 2009 furono 30 e nel 2007 furono 22 (per il 2008 non ci sono dati sufficienti).

I risultati previsti dall’Accordo di Programma nell’intervallo di applicazione dei provvedimenti anti PM10 (Ottobre – Aprile), a Falconara M.ma sono stati sbriciolati in meno di 3 mesi: 32 superamenti contro i 19 – 32 previsti in 7 mesi!

E’ il fallimento palese della politica di tutela della salute rispetto alle PM10 dell’Assessore all’Ambiente della Regione Marche e del Presidente Spacca, dell’organo tecnico ARPAM. Hanno fallito nella tutela della salute rispetto alle PM10 il Sindaco di Falconara ed il suo Assessore all’Ambiente.

Il fallimento si palesa ulteriormente se si osserva che:

A gennaio avevamo esternato le nostre forti perplessità su quell’Accordo sottoscritto dal Comune con la Regione:

  1. perché nel contributo delle industrie alla diminuzione delle emissioni non sono state prese a riferimento le emissioni effettive che quelle attività hanno dimostrato di produrre annualmente;
  2. perché è stato ignorato il contributo delle petroliere le quali se contribuiscono per oltre il 40% del traffico del porto di Ancona e ai suoi  profitti, comunque manovrano e attraccano alle strutture di Falconara Marittima (pontile e isola fissa).

Infine, sulla questione caminetti – non perché non producano polveri – ma per l’evidente disparità di responsabilità a loro imputata rispetto all’industria e i conseguenti sproporzionati obblighi imposti ai cittadini possessori.

A tale proposito consulta le tabelle dei dati delle PM10 validati dall’ARPAM:

Staff Lista Civile Cittadini in Comune

Bypass ferroviario API … Esiste l’alternativa migliore che Ministero, Regione, Comune di Falconara non hanno mai voluto considerare! E sarebbe costata meno del bypass che rischia anche di rimanere un’incompiuta! La Provincia fa finta di non capire e si adegua!

Abbiamo sempre definito il bypass ferroviario API il “subprogetto parassita” annidato all’interno dell’utile progetto per lo spostamento degli scali merci di Falconara M.ma all’Interporto di Jesi e per il collegamento diretto della linea ferroviaria Orte-Falconara con la linea Ancona –Bologna.

I decisori politici della Regione Marche, del Governo centrale (centrodestra – centrosinistra), il Comune di Falconara ed anche la Provincia di Ancona hanno tutti contribuito a non revisionare o sostituire il “subprogetto parassita” che, così progettato, sprecherà risorse economiche pubbliche e casserà definitivamente la prospettiva dell’arretramento della linea ferroviaria adriatica anelato da tutte le comunità rivierasche marchigiane!

Inoltre nella Delibera CIPE del 3/8/2011 che ha fatto gioire l’Assessore Viventi è scritto a chiare lettere che tutti i soldi non ci sono. Si prospetta una incompiuta all’italiana?

Da oggi rivisiteremo – a tappe – i punti che a nostro parere qualificano il bypass ferroviario API come il “subprogetto parassita”. Sono argomenti che i Comitati falconaresi hanno scritto per anni a tutti, inascoltati.

Lo spreco

Il progetto trasportistico ad un binario per collegare direttamente la linea ferroviaria adriatica con la romana – saltando ed eliminando lo scalo merci di Falconara – già nel 2000 era in fase di elaborazione da parte dell’allora F.S. e si chiamava “bretella ferroviaria Chiaravalle – Montemarciano”.

Secondo nostri calcoli, la quantità di chilometri di linea ferroviaria della “bretella” sarebbe stata inferiore di circa 3 km rispetto all’attuale “subprogetto parassita” (circa 7,5 km contro gli attuali 10,5 km) e, ai costi attuali, avrebbe significato circa 68 Milioni di Euro in meno di costo (22.857.142 €/km)!

L’idea/progetto che l’Ing. Giuseppe Marconi sviluppò nel 2005 su incarico della Provincia di Ancona aveva perfezionato quella “bretella” in modo da non precludere un futuro arretramento della linea ferroviaria adriatica. La Regione ed il Comune di Falconara sbeffeggiarono quella proposta e la Provincia non ha mai puntato i piedi nei confronti della Regione la quale arrivò a dire di non aver mai ricevuto la proposta della Provincia (ex Assessore Pistelli)!

Sta di fatto che a Marzo 2009 anche la Provincia di Ancona si è adeguata e ha dato il suo assenso al “subprogetto parassita”  (tramite l’Assessore Gitto)  in sede di Conferenza dei Servizi, senza se e senza ma!

Ma è interessante sottolineare come tutti quanti (Regione – Provincia – Comune) siano rimasti silenti di fronte alle seguenti motivazioni di RFI SpA che, a nostro parere, non rispondono alla realtà dei luoghi! Lo scrivemmo all’ex Ministro Antonio Di Pietro!

A Febbraio 2008, su sollecitazione dei Comitati falconaresi, l’allora Ministro Di Pietro ci inviò la risposta dell’Amministratore Delegato di RFI, Ing. Michele Mario Elia.

L’A.D. di RFI riguardo alla “bretella ferroviaria Chiaravalle – Montemarciano” rispose che “a suo tempo è stata scartata per le problematiche di interferenza con il cono di volo dell’aeroporto di Falconara e per la presenza di un’opera particolarmente impattante per l’attraversamento del fiume Esino e per l’eccessiva estensione del tracciato”. Un parere mai dettagliatamente motivato, nemmeno in sede di Valutazione di Impatto Ambientale (giugno 2004) in cui, per Legge, DEVONO essere valutate anche le alternative al progetto proposto!

Sostenere l’interferenza del tracciato della “bretella ferroviaria Chiaravalle – Montemarciano” con il cono di volo dell’aeroporto R. Sanzio è molto buffo poiché la testata della pista interessata  dalla “bretella” sarebbe stata quella lato Chiaravalle la quale, notoriamente, è priva di sistema ILS (atterraggio strumentale) nonché del sentiero luminoso e, infine, la stragrande maggioranza degli aerei decolla ed atterra da mare per le prevalenti direzioni dei venti!

E che dire della valutazione dell’impatto dell’attraversamento del fiume Esino dato che anche il “subprogetto parassita” finanziato attraversa allo stesso modo il fiume Esino… ma più a valle, interessando anche una zona ad alto rischio idrogeologico andata sott’acqua per ben tre volte negli ultimi 15 anni?

Loris Calcina – Lista Civile Cittadini in Comune

L’idea progetto della Provincia elaborata dall’Ing. Marconi
nel 2005 comprensiva della metro leggera
ed il primo stralcio di collegamento Chiaravalle-Marzocca

idea progetto Provincia ANpassante Chiaravalle Marzocca primo stralcio arretramento progetto Ing. Marconi
La bretella Chiaravalle – Montemarciano del 2000 la bretella Chiaravalle Montamarciano del 2000
Il subprogetto parassita che attraversa
le aree a rischio idrogeologico e già alluvionate
progetto parassita taglia aree a rischio idrogeologico

Frana per scivolamento rotazionale-traslativo!

Così il Catasto nazionale delle frane classifica la zona villa Quastuglia, a poche decine di metri sotto la nuova urbanizzazione che il Sindaco Assessore di Falconara vuole fortissimamente vuole!

Catasto nazionale frane - Falconara M.ma zona villa Quastuglia

L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha pubblicato di recente il Catasto nazionale delle frane relativamente anche all’area di Falconara Marittima. Il Catasto nazionale è lo strumento di analisi più aggiornato e credibile relativamente alle frane attive presenti nel territorio nazionale.

L’urbanizzazione prevista dall’Amministrazione Comunale in zona Quastuglia è immediatamente sopra all’area classificata con frana per scivolamento rotazionale-traslativo. Inoltre, lateralmente e sopra alla zona da urbanizzare ci sono due zone classificate con frana per tipologia di movimento complesso.

zona che l’Amministrazione vuole urbanizzare in relazione alle zone in franaIn sostanza la zona che l’Amministrazione Brandoni vuole urbanizzare è di poco esterna alla zona segnalata con frana per scivolamento rotazionale-traslativo e circondata da terreni instabili.

In questa situazione ci chiediamo: è responsabile voler costruire ugualmente solo perché la fascia prescelta è qualche decina di metri al di fuori del rischio di scivolamento?

E se tra qualche anno quel settore immediatamente sotto alla nuova urbanizzazione prevista scivolasse?

Ci chiediamo se il Sindaco e Assessore all’Urbanistica di Falconara e/o i suoi tecnici di fiducia siano in grado di rassicurare e sottoscrivere che i nuovi abitanti e le loro abitazioni non verranno coinvolti in alcun modo nell’eventuale scivolamento rotazionale-traslativo!

Staff

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